Piani di Zona: un’opportunità per il Terzo settore
È iniziato l’iter della programmazione dei Piani di zona. Prima con la definizione delle Linee guida (delibera di giunta del 21 dicembre 2020), poi dalla pubblicazione delle Linee di indirizzo per la Programmazione Sociale Territoriale per il triennio 2021-2023 (delibera di giunta del 19 aprile 2021). Per concludersi entro il 31 dicembre 2021 con la sottoscrizione degli Accordi di Programma per l’attuazione a livello locale. Il percorso di lavoro prevede la realizzazione di momenti di confronto con le rappresentanze degli Uffici di Piano, ATS, ASST e Terzo settore, il cui apporto è significativo affinché le indicazioni siano il più possibile espressione di partecipazione e condivisione.
Su questo tema CSV Milano, con ATS Milano, insieme ai Forum del Terzo Settore Città di Milano, dell’Adda Martesana e Altomilanese, hanno organizzato un primo incontro, martedì 13 luglio, dal titolo Coprogrammazione ETS e PA: l’opportunità dei Piani di Zona che ha delineato il quadro normativo di riferimento e ha presentato le opportunità di partecipazione del Terzo settore. Infatti nelle Linee di indirizzo di Regione Lombardia è previsto un percorso condiviso tra Uffici di Piano, ATS, ASST e Terzo settore nella predisposizione dei documenti di programmazione e di approvazione dei nuovi Accordi di Programma triennali in una logica di “corresponsabilizzazione” di tutti gli attori presenti.
L’incontro, condotto da Marco Pietripaoli, direttore CSV Milano, si è aperto con i saluti di Aurelio Mosca, direttore Dipartimento per la Programmazione dell’Integrazione Sociosanitaria di ATS Milano; Andrea Fanzago, presidente CSV Milano; Rossella Sacco, portavoce Forum Terzo Settore città di Milano; Valerio Pedroni, portavoce Forum Terzo Settore subprovinciale dell’Adda Martesana; Alberto Fedeli, portavoce Forum Terzo Settore Altomilanese. Mentre la seconda parte è stata dedicata all’approfondimento di due temi:
- La coprogrammazione, spiegata da Luciano Gallo, Responsabile Innovazione e semplificazione amministrativa, contratti pubblici e innovazione sociale, diritto del Terzo settore di ANCI Emilia-Romagna
- I Piani di Zona, esposti da Pietro Previtali, docente di Organizzazione aziendale al dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Pavia.
Il Piano di Zona diventa, quindi, in questa nuova programmazione, lo spazio territoriale e istituzionale all’interno del quale anche il Terzo settore potrà svolgere svolge le sue funzioni e dove realizzare la coprogettazione e la gestione degli interventi. «L’esperienza pandemica di questi due anni – spiega Andrea Fanzago – ci ha fatto capire l’importanza della coprogettazione tra pubblico e privato sociale. Direi che ora si debba parlare di riprogettazione, proprio per fare tesoro dell’esperienza che la pandemia ci ha fatto vivere e sperimentare. Solo la sinergia tra pubblico e privato potrà rigenerare un nuovo modello di servizi che sarà in grado di fronteggiare altre emergenze». Il ruolo del Terzo settore è quindi strategico sia per la lettura del bisogno territoriale sia per la programmazione delle risposte «Il Terzo settore – aggiunge Rossella Sacco – deve sempre più esprimere il diritto alla partecipazione e il dovere di una programmazione nei Piani di Zona in virtù dell’esercizio della sua specifica funzione pubblica e in virtù della natura stessa dei soggetti che ne fanno parte, che ricordiamo avere finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, che svolgono attività di interesse generale, che sono radicati nei territori e nelle comunità dove vivono, molto vicini ai bisogni espressi e alle risorse da integrare, quindi strumentati per una maggiore integrazione di programmazione della rete sociale e socio-sanitaria». Per Valerio Pedroni «I Piani di zona sono il momento di sintesi, proprio come pensati dal legislatore, tra i vari soggetti delle istituzioni del tessuto produttivo e della società civile organizzata. Sono l’ecosistema naturale in cui la co-programmazione e la co-progettazione possono prendere vita e generare azioni concrete e condivise con l’obiettivo di qualificare i territori e renderli più capaci di affrontare le fragilità. Lo stesso perimetro dei Piani di zona, intercomunale e distrettuale, è il più adatto per poter far convergere un gruppo largo, pur senza mancare di attenzione rispetto alla particolarità di ogni comune o di ogni quartiere. È pianificare il bene comune, insieme a tutti coloro che ci vivono e ci lavorano, attraverso una governance delle istituzioni che non vuole sostituirsi o deresponsabilizzare la cittadinanza attiva e la propensione sempre più diffusa da parte del tessuto produttivo a prendersi carico, per la sua parte, del bene comune». Infine sottolinea Alberto Fedeli «Per il Forum Terzo Settore Alto Milanese e per tutto il Settore i Piani di Zona sono l’occasione di consolidare le esperienze di collaborazione già avviate ora non più lasciate a mere iniziative o tavoli di consultazione, ma ripensate alla luce del ruolo di coprogrammatori del Terzo Settore riconosciuto dall’art. 55 D.lgs. 117/2017 e delle recenti linee guida. L’Ambito dell’Alto Milanese è già avviato verso tale assetto di “amministrazione condivisa”, con la doppia sfida per il nostro settore di esserne consapevole e all’altezza e per i Comuni di riconoscere nel Piano di Zona gli opportuni meccanismi di coinvolgimento, non saltuari ma continuativi. Tutto ciò sarà favorito dall’integrazione tra Legnanese e Castanese appena avviata, con la valorizzazione reciproca delle buone pratiche di collaborazione in atto».
Questa partnership Terzo settore-Pubblica Amministrazione è fondamentale per potenziare l’integrazione e costruire una efficace risposta al bisogno: «L’importanza della programmazione sociale territoriale per il triennio 2021-2023 – dichiara Aurelio Mosca – rappresenta un’opportunità, sia per le pubbliche amministrazioni coinvolte (Comuni, ATS, Aziende sociosanitarie), sia per tutti i soggetti del Terzo settore che operano e danno il loro contributo nel campo dei servizi sociali e sociosanitari. Perché è la prima occasione di riprogrammazione dei servizi che può tener conto e cercare di progettare risposte ai bisogni che la pandemia ha fatto emergere e a una configurazione del welfare locale che ha evidenziato limiti e carenze, ma anche per valorizzare e dare sostegno e continuità alle risorse e alle capacità della società civile, che molta parte hanno avuto nell’affrontare l’emergenza sociale e sanitaria”». E aggiunge: «La conclusione di questo processo sarà alla fine dell’anno e, anche se non ci sono molti mesi a disposizione, sarà un lavoro prezioso da valorizzare in futuro. Come ATS Milano stiamo monitorando i percorsi messi in campo nei 16 ambiti territoriali della Città metropolitana. Percorsi molto differenti tra loro nelle modalità di dialogo con il Terzo settore: c’è chi ha organizzato Tavoli tecnici, chi manifestazioni di interesse, oppure altri che stanno ancora scegliendo con quali strumenti avviare questo percorso di condivisione. Parliamo di un processo – prosegue Mosca – che si concluderà con la sottoscrizione degli Accordi di programma, ma che continuerà nel tempo. Tutti siamo concordi che la partecipazione del Terzo settore è strategica sia nella lettura dei bisogni sia nella costruzione delle risposte sia nell’individuazione degli obiettivi di programmazione. Con la Conferenza dei Sindaci organizzata nei giorni scorsi ci siamo assunti un impegno preciso: quello di accompagnare questo processo sviluppando anche un’attività di valutazione sull’impatto che avrà questa programmazione patto per arrivare alla fine di questo triennio con una verifica sull’impatto generato».
La governance dei Piani di zona
L’Ufficio di Piano è il centro organizzativo che fornisce supporto tecnico-amministrativo all’Assemblea dei Sindaci per quel che riguarda la programmazione sociale in forma associata e il suo monitoraggio, garantendo il coordinamento degli interventi e delle azioni concernenti le politiche di welfare di competenza dei Piani di Zona.
Il modello di programmazione e azione del Piano di Zona vede il pieno coinvolgimento e la partecipazione attiva – possibilmente istituzionalizzata attraverso tavoli permanenti e altri strumenti di cooperazione individuati dal Piano di Zona – degli attori sociali che operano sul territorio (associazioni, sindacati, Enti di Terzo Settore, ecc.), che di fatto aiutano a veicolare nel sistema i bisogni e le criticità provenienti dalla società, co-progettando, co- programmando e co-realizzando azioni innovative in sinergia con gli attori istituzionali.
Tra gli attori da coinvolgere nel percorso di definizione del Piano di Zona e nelle fasi di successiva attuazione dovranno essere rafforzati i legami e le sinergie con le Fondazioni di comunità presenti sul territorio al fine di favorire la massima espressione di modelli di innovazione sociale.
Il Piano di Zona, approvato dall’Assemblea dei Sindaci, è attuato mediante la sottoscrizione di un Accordo di Programma da parte di tutti i Comuni dell’Ambito, dall’ATS e dall’ASST territorialmente competenti. Gli organismi rappresentativi del Terzo Settore – e tutti gli attori territoriali interessati e/o individuati dall’ambito –, che hanno partecipato alla elaborazione del Piano di Zona aderiscono, su richiesta, all’Accordo di Programma. L’Assemblea dei Sindaci competente approva e aggiorna il documento di piano (LR3/2008).
Gli Uffici di Piano partecipano insieme ad ATS e ASST, ad una specifica Cabina di Regia, istituita presso ciascuna ATS. La Cabina di Regia è il luogo di incontro, confronto e scambio reciproco virtuoso fra gli attori della rete sociale per favorire il coordinamento e l’efficacia degli interventi.
L’Accordo di programma
L’Accordo di Programma è costituito dai seguenti elementi essenziali:
- finalità e obiettivi;
- indicazione di quale ente è capofila dell’accordo;
- riconoscimento dell’Ufficio di Piano quale struttura tecnico-amministrativa di supporto e di coordinamento alla realizzazione delle attività previste nel documento di Piano (auspicabile che sia un solo Ufficio di Piano a livello di Ambito distrettuale);
- indicazione dei soggetti sottoscrittori e aderenti e l’esplicitazione dei rispettivi impegni;
- strumenti e modalità di collaborazione con il Terzo Settore;
- modalità di verifica e monitoraggio dell’attuazione dell’Accordo di Programma;
- durata triennale per la programmazione sociale definita dal Piano di Zona (Legge 328/2000 e LR 3/2008);
- obiettivi e percorsi di integrazione sociosanitaria condivisi con ATS e ASST.
Le risorse, derivanti da fondi europei, regionali e statali, per la realizzazione di servizi ed interventi sociali a gestione associata dei Comuni, che hanno sottoscritto l’Accordo di Programma per l’attuazione del Piano di Zona, sono assegnate ed erogate, tramite le ATS, esclusivamente all’ente capofila dell’Accordo di Programma, il quale è il solo responsabile del trasferimento e della gestione dei fondi.