Cev: serve un hub europeo per promuovere la forza del volontariato
Misurare l’impatto del non profit, riconoscerne le diverse espressioni e competenze, rafforzare i legami tra le istituzioni: ecco l’agenda delle priorità per il nuovo Parlamento
di Silvia Cannonieri e Sara Fasoli
Il Centro europeo del volontariato (CEV), il cui Segretariato ha sede a Bruxelles, riunisce oltre 60 organizzazioni di tutta Europa che promuovono e sostengono il volontariato. Svolge un importante ruolo di advocacy presso le Istituzioni dell’Unione Europea e non solo, e favorisce lo scambio di buone pratiche e programmi di formazione per il volontariato europeo. Per incoraggiare i futuri euro- parlamentari a impegnarsi per sostenere le politiche di volontariato a livello europeo, CEV ha promosso in vista delle elezioni di maggio, la Campagna europea Vote Volunteer Vision che riassume in cinque principi guida, le “5R”, la sua visione del volontariato europeo e che identifica le priorità su cui il prossimo Parlamento dovrebbe lavo rare a livello comunitario.
Real Value, Regulatory Framework, Recognition, Resources, Refugees raccolgono l’eredità delle Raccomandazioni elaborate nel 2011, Anno europeo del Volontariato, durante un percorso parteci- pato che ha coinvolto cento esperti di volontariato e volontari prove- nienti da tutti i Paesi europei e che sono confluite nella PAVE – Policy Agenda per il Volontariato in Europa – un documento siglato dalle maggiori piattaforme europee della società civile. L’Agenda raccoglie le indicazioni politiche che il mondo del volontariato europeo rivolge ai decisori politici e agli stakeholders, pubblici e privati, che insieme possono contribuire alla crescita del volontariato e delle organizzazioni che li coinvolgono, favorendo un più efficiente ed efficace quadro normativo europeo che li promuova e sostenga. La traduzione italiana delle ‘5R’ non ne restituisce sino in fondo il significato, ma volendo trovare una parola che le riassuma potremmo pensare a Riconoscimento. Infatti la richiesta principale di CEV è che le Istituzioni europee riconoscano pienamente il volontariato, per il suo valore e il suo impatto sulle persone, sulle comunità e sulla società intera, e creino le condizioni per farlo fiorire.
Riconoscere il valore effettivo del volontariato
Quanto vale il volontariato? Di certo vale tanto, considerato che in Europa ci sono oltre 100mila volontari legati dal filo conduttore della solidarietà che supera i confini amministrativi. Ad oggi però non ne conosciamo le reali dimensioni, le trasformazioni in atto e l’impatto che produce in termini di capitale sociale ed economico. Non vi sono studi che misurino il volontariato attraverso indicatori quantitativi e qualitativi comparabili a livello europeo. Per questa ragione CEV chiede di istituire un osservatorio europeo volto a misurare il volontariato, ad esempio tramite Eurostat. E invita il mondo universitario e della ricerca a guardare al volontariato come a un universo da esplorare in profondità per comprenderne l’impatto effettivo sulle persone e sulla società. In virtù del suo valore sociale, CEV invita a considerare il volontariato come una parte integrante delle politiche e dei programmi di responsabilità sociale di impresa delle aziende.
Riconoscere al volontariato una infrastruttura adeguata
Il Centro Europeo del Volontariato chiede alle Istituzioni dell’Unione europea di sostenere e promuovere l’infrastruttura del volontariato europeo, entro il quadro più ampio del Pilastro europeo dei Diritti Sociali da realizzarsi anche con investimenti a lungo termine. CEV ritiene necessario definire un quadro normativo per i volontari e per le organizzazioni che li coinvolgono, riconoscendo loro diritti e responsabilità. A tale scopo occorre un coordinamento tra le Istituzioni dell’Unione europea e tra le diverse politiche in materia di volontariato. Un primo importante passo sarebbe la creazione di un unità dedicata al volontariato o un unico punto di contatto presso la Commissione europea che dialoghi tanto con le altre Istituzioni europee quanto con le strutture che se ne occupano negli Stati membri. Tale approccio è necessario perchè il volontariato è una risorsa trasversale alle politiche europee relative a diversi ambiti strategici (ad esempio educazione, occupazione, gioventù, ambiente, etc.) per lo sviluppo del Pilastro europeo dei Diritti Sociali e per il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
Dal punto di vista finanziario occorre inoltre prevedere finanziamenti mirati che diano sostenibilità al volontariato consentendo lo sviluppo di progetti di ampio respiro. In aggiunta, le Istituzioni dell’Unione europea dovrebbero agevolare l’accesso ai fondi previsti dai Programmi europei. E proprio in vista della programmazione 2021 – 2027, su cui i nuovi europarlamentari saranno chiamati a lavorare, CEV rilancia la proposta di valorizzare il volontariato come cofinanziamento nei bandi europei, per consentirne la partecipazione anche a quelle organizzazioni della società civile che oggi restano escluse per mancanza di capacità finanziaria. Sostenere l’infrastruttura del volontariato europeo è un investimento di medio-lungo termine e, partendo da questa considerazione, CEV chiede alle Istituzioni di prevedere adeguati sistemi di misurazione di impatto che diano conto del ritorno di investimento. Per avere una panoramica del volontariato in tutta Europa vedi la pubblicazione Volunteering Infrastructure in Europe.
Riconoscere le competenze dei volontari
CEV invita le Istituzioni dell’Unione europea a proseguire nel percorso di definizione di un sistema comune per il riconoscimento e la validazione delle competenze acquisite attraverso esperienze non formali e informali come il volontariato. Un percorso da svolgersi in stretta connessione con i sistemi vigenti nel mondo dell’istruzione e delle qualifiche professionali (EQF, European Transfer Accumulation System, Europass). Il volontariato può rappresentare per le persone una preziosa palestra per mettere in gioco le proprie competenze e acquisirne di nuove, in modo particolare quelle trasversali (soft skills), ma per renderle trasferibili e riconoscibili dal mondo del lavoro e dell’istruzione occorre mettere a punto adeguati meccanismi di identificazione e di validazione.
Programmazione 2021-2027: riconoscere il volontariato
CEV sottolinea l’importanza di inserire il volontariato nel cuore dei Programmi Erasmus+, Corpo Europeo di Solidarietà e del Fondo giustizia, diritti e valori, sottolineando il suo cruciale contributo per la costruzione di capitale umano e sociale, per la promozione della cittadinanza attiva, per favorire la coesione sociale e anche per l’offerta di servizi, a condizione che non sia utilizzato strumentalmente per ridurne i costi.
Rispetto al Corpo Europeo di Solidarietà, che si ispira alle buone pratiche del Servizio Volontario Europeo, includendo gli EU Aid Volunteers, CEV pone l’accento sulla necessità di rendere le esperienze di volontariato all’estero, e nel proprio Paese, in particolar modo quelle rivolte ai giovani, delle leve per avvicinarli volontariato.
A tale scopo, considera strategico definire degli standard di qualità per questi progetti: che siano promossi da enti non profit e si svolgano in un contesto che consenta al giovane da un lato di entrare a diretto contatto con i bisogni delle comunità locali, dall’altro di vivere un’esperienza di apprendimento e crescita personale. Inoltre, dovrebbero offrire ai volontari che vi partecipano un adeguato accompagnamento sia prima della partenza sia al loro rientro, per capitalizzare al meglio l’esperienza e renderla patrimonio tanto per la comunità in cui svolgono l’attività volontariato, quanto per quella che li accoglie al rientro. Per consentirne la partecipazione a tutti i giovani, CEV sottolinea l’importanza di diversificare le opportunità di volontariato all’estero tramite progetti di breve, medio e lungo termine. Ma non guarda solo agli under 30. CEV invita infatti le istituzioni europee ad estende- re la possibilità di partecipare a queste particolari esperienze anche agli adulti. Infine, non manca una proposta anche per Erasmus come quella di introdurre il volontariato per gli studenti universitari che vi prendono parte, come forma di compartecipazione alla vita della comunità ospitante. Le ‘5R’ CEV, come detto prima, rappresentano il cuore della Campagna “Vote Volunteer Vision” che, ha raccolto in un kit una serie di materiali per aiutare le associazioni ad avviare un dialogo con i candidati alle elezioni europee sulla loro visione del volontariato. La Campagna prevede anche di far sottoscrivere ai candidati una dichiarazione di impegno a istituire un Intergruppo europarlamentare dedicato al volontariato che si adoperi per sviluppare un’Agenda europea sul volontariato.
Riconoscere e tutelare le varie espressioni di volontariato
Per tenere il passo delle sfide che il volontariato in Europa si trova ad affrontare, CEV ha elaborato delle ulteriori indicazioni politiche. Anche il volontariato europeo è stato toccato dai cambiamenti demografici e sociali che attraversano l’Europa e che lo pongono di fronte a un nuovo ecosistema. Ai volontari tradizionali che svolgono attività continuative nelle associazioni si è affiancato un esercito di volontari occasionali che si impegnano in iniziative specifiche, come eventi sportivi, musicali, culturali oppure attività spontanee di comunità: dalle iniziative di socialità a quelle di cura del proprio quartiere. A loro si uniscono i volontari che partono verso i Paesi in via di sviluppo, i giovani che si fanno coinvolgere nel Corpo Europeo di Solidarietà, le persone che mettono a disposizione le proprie competenze attraverso programmi di volontariato di impresa o tramite il volontariato online, i cittadini che sono impegnati in prima linea nell’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo.
Provando a individuare delle linee comuni a tutela delle diverse espressioni di volontariato, CEV rivolge alcune raccomandazioni alle Istituzioni dell’Unione europea e alle organizzazioni che coinvolgono volontari.