Una ricerca sul volontariato che si attiva in momenti di crisi
di Silvia Rapizza, Area Cultura CSV Milano
Pubblichiamo oggi i risultati di una ricerca condotta nell’ambito del progetto europeo Vocis – Volunteers as a force of solidarity in times of crisis (in italiano “Volontari: motore di solidarietà in tempi di crisi”) al quale anche CSV Milano ha preso parte. Finanziato dal programma europeo “Europa per i cittadini”, il progetto presenta una variegata partnership europea: l’associazione croata Udruga MI, Split (ente capofila); CSV Milano, Italia; CEV, Belgio; Srbija u pokretu, Serbia; Fundacja Rzecz Spoleczna, Polonia; Hrvatski centar za razvoj volonterstva, Croazia.
La ricerca è stata condotta, non senza qualche difficoltà dovuta alla pandemia, nella prima parte dell’anno 2020 e ha cercato di indagare gli atteggiamenti e le percezioni sul volontariato e sui volontari, e in particolare sul volontariato che si attiva in situazione di crisi. L’attenzione è stata posta sull’attivazione del volontariato durante la crisi migratoria che ha attraversato l’Europa tra il 2015 e il 2017 e sulla più recente crisi sanitaria generata dal Covid 19.
Complessivamente sono stati raccolti 1372 questionari in 5 diversi paesi europei: Belgio (265), Croazia (301), Italia (256), Serbia (357) e Polonia (193).
Come mostrano i grafici qui rappresentati, hanno risposto in prevalenza donne, persone giovani e persone con un livello di istruzione medio alto.
Sesso
- Maschi %
- Femmine %
- Altro %
Età
- 18-30 anni %
- 31-40 anni %
- 41-50 anni %
- 51-60 anni %
- 61+ %
Titolo di studio
- Nessuno %
- Primaria %
- Secondaria %
- Università %
- Dottorato %
Esperienza di volontariato
- Ho fatto volontariato negli ultimi 12 mesi %
- Non ho fatto volontariato negli ultimi 12 mesi %
Atteggiamento verso il volontariato in generale
I due terzi delle persone intervistate hanno affermato di aver svolto attività di volontariato nei 12 mesi precedenti. Non stupisce quindi che gli intervistati abbiano mostrato un atteggiamento molto positivo nei confronti del volontariato. Il dato raccolto ha però superato le aspettative: l’82,4% di tutti gli intervistati percepisce infatti il volontariato come positivo (molto positivo o abbastanza positivo).
- %
E’ facile allora comprendere come anche una buona parte (la metà) di coloro che non hanno fatto volontariato nei 12 mesi precedenti, abbia espresso un’opinione positiva sul volontariato. Ciò dimostra come sia diffuso un generale riconoscimento del valore del volontariato e di come esso rappresenti una componente positiva della società. Solo il 4% degli intervistati ha espresso un giudizio negativo (abbastanza o molto negativo).
Livello di accordo con il coinvolgimento del volontariato durante situazioni di crisi
I dati in parte cambiano quando invece andiamo indagare il grado di accordo degli intervistati con il coinvolgimento dei volontari in situazione di crisi.
Agli intervistati è stato chiesto di esprimere su una scala da 1 (molto in disaccordo) a 5 (molto d’accordo) quanto sono d’accordo con l’impegno volontario in vari tipi di crisi:
- emergenza epidemiologica e altre situazioni che rappresentano una minaccia di diffusione di malattie contagiose (ad es. Pandemia COVID-19);
- disastri naturali (terremoti, inondazioni, incendi, ecc.);
- guerra e altre situazioni di conflitto armato;
- incidenti nucleari, esplosioni e altre crisi con rilascio di sostanze pericolose nell’atmosfera;
- repentino aumento dei bisogni di migranti e rifugiati;
- sollevazioni di massa (conflitti con il governo, tra diversi gruppi etnici o di altro tipo)
- attacchi terroristici.
In questo caso, l’essersi precedentemente dedicati ad attività di volontariato, l’essere quindi un volontario, ha determinato punteggi più alti, e quindi un maggior livello di accordo sulla scelta di coinvolgere il volontariato in tempi di crisi, per ognuna delle crisi citate precedentemente.
Il grafico mostra la media dei punteggi attribuiti dai due gruppi di intervistati (volontari e non volontari). La differenza più ampia tra i due gruppi si registra sul tema del volontariato con migranti e rifugiati.
Accordo con il coinvolgimento del volontariato in situazioni di crisi e livello di istruzione
Differenze statisticamente significative, per ciascuna crisi, sono state inoltre riscontrate confrontando i punteggi attribuiti dagli intervistati in base al loro livello di istruzione. Più è elevato il livello di l’istruzione, più l’intervistato è d’accordo con l’impegno dei volontari in situazioni di crisi. La differenza maggiore tra gli intervistati si evidenzia in questo caso in merito al coinvolgimento del volontariato durante la crisi epidemiologica e la differenza minore emerge invece per il volontariato in caso di attacchi terroristici.
Il grafico mostra le medie dei punteggi attribuiti da tutti gli intervistati sulla base del livello di istruzione. É evidente come gli intervistati con un livello di istruzione molto basso (nessun titolo di studio o titolo di scuola primaria) abbiano espresso posizioni prevalentemente di disaccordo.
La ricerca mostra che risultati molto simili sono stati raccolti anche indagando il livello di motivazione a svolgere attività di volontariato in situazione di crisi. Coloro che hanno fatto esperienze di volontariato e coloro che hanno un titolo di studio più elevato tendono a mostrare una maggiore motivazione ad attivarsi anche in situazioni di crisi. La seconda parte della ricerca si è focalizzata sul coinvolgimento del volontariato durante due crisi specifiche e concrete: quella migratoria e quella sanitaria generata dal Covid 19.
Opinioni su volontari /organizzazioni di volontariato che offrono assistenza a rifugiati / richiedenti asilo / migranti
La maggior parte degli intervistati ritiene che rifugiati, migranti e richiedenti asilo abbiano diritto all’aiuto e all’assistenza anche fornita dai volontari (l’83,5% di tutti gli intervistati) e di questi, il 49,2% è favorevole a fornire assistenza finchè non sia raggiunta una piena integrazione nella società.
Il tema dell’integrazione dei migranti ha però fatto rilevare differenze statisticamente significative sulla base del livello di istruzione. Solo il 5% di coloro che non hanno un titolo di istruzione o con scuola primaria è a favore della piena integrazione di rifugiati o migranti, contro il 38% di quelli con diploma di scuola secondaria e contro circa il 55% di coloro che hanno un’istruzione elevata (laurea o dottorato di ricerca).
Sono state trovate differenze statisticamente significative anche in relazione alla condizione lavorativa (il 34% dei disoccupati è a favore della piena integrazione dei migranti / rifugiati, rispetto a circa il 54% degli occupati) e in relazione alle credenze religiose (il 63% degli atei e degli agnostici sostiene la piena integrazione, rispetto al 39% dei credenti convinti e persone che si definiscono religiose.
Differenze statisticamente significative sono emerse anche sulla base dell’esperienza di volontariato maturata negli ultimi 12 mesi: il 60% dei volontari sostiene la piena integrazione, rispetto al 30% dei non Volontari.
Disponibilità a svolgere attività di volontariato per offrire assistenza a rifugiati / richiedenti asilo / migranti
Alla domanda se si è disponibili a svolgere attività di volontariato per offrire assistenza a rifugiati / richiedenti asilo /migranti il 59,7% degli intervistati ha risposto positivamente (e alcuni hanno dichiarato di averlo già fatto), mentre il 40,3% non è invece disposto a impegnarsi in tali attività. Infine, andando a indagare quali attività gli intervistati sarebbero interessati a svolgere o hanno svolto in passato a favore dei migranti, le attività maggiormente scelte sono risultate le seguenti:
- Raccolta e distribuzione di generi di prima necessità (cibo, vestiti, medicine, prodotti per l’igiene personale, ecc.)
- Organizzare attività presso un centro d’accoglienza (laboratori educativi, intrattenimento, ecc.)
- Assistenza scolastica
- Reperibilità presso un centro d’accoglienza
Partecipazione ad attività di volontariato durante la crisi sanitaria del COVID-19
Durante la recente crisi sanitaria generate dal Covid 19, il 30,60% di tutti gli intervistati ha affermato di essersi offerto volontario e di aver partecipato principalmente ad attività di consegna di generi di prima necessità a gruppi vulnerabili e ad attività organizzate da organizzazioni non profit.
Qualche riflessione finale
La ricerca, pur essendo stata condotta su un campione ridotto e distribuito in maniera diseguale tra i diversi paesi coinvolti ha presentato risultati interessanti. La maggior parte degli intervistati considera generalmente importante il volontariato, così come il volontariato che si attiva in tempi di crisi. Gli atteggiamenti più positivi sono però stati rilevati tra gli intervistati più istruiti. Questo dato mostra come sia importante promuovere il volontariato e la solidarietà fin da bambini, attraverso l’apprendimento precoce, negli asili e nella scuola primaria.
Allo stesso modo, l’arrivo di rifugiati e migranti è visto più positivamente dagli intervistati più istruiti e (prevedibilmente) meno religiosi. Gli intervistati sono però in generale più interessati a risolvere i problemi immediati di rifugiati e migranti (consegna di cibo e acqua, assistenza agli anziani, ai bambini e agli infermi) che alla loro piena integrazione nella società. Potrebbe dunque essere utile informare meglio la cittadinanza sulle buone pratiche sperimentate nel lavorare con i rifugiati e nel operare a favore dell’integrazione. In questo un ruolo importante potrebbe essere giocato anche dai media.
Infine, una importante sfida che tutti dovremo affrontare nei prossimi mesi, riguarderà l’interrogarsi su come incoraggiare e motivare coloro che sono pronti ad attivarsi a fronte di una crisi improvvisa (come è successo con il COVID-19), a proseguire l’impegno nel volontariato anche dopo la crisi.