I nuovi progetti che mettono in moto il welfare locale
Dalla rivitalizzazione di territori isolati, al ripensamento in chiave comunitaria del sistema di cura di persone con disabilità e anziani, fino alla giustizia riparativa ecco i principali temi dei nove progetti vincitori della terza edizione
Nove nuovi progetti per mettere le ali al welfare, fare volare la comunità e continuare a far girare quella girandola colorata che è stata messa in azione nel 2014 con il lancio del programma “Welfare di comunità e innovazione sociale” da parte di Fondazione Cariplo. Nell’ambito della terza edizione, a fine 2016 sono stati selezionati nove progetti che ora sono in fase di pieno avvio e che si aggiungono ai 18 già attivati nei due anni precedenti, coinvolgendo in qualità di partner o capofila 73 enti (22 pubblici e 51 non profit) e introducendo altri due nuovi territori (Como e Mantova).
Quest’anno oltre alla vulnerabilità, al sostegno ai minori, alla cura delle persone anziane, al protagonismo giovanile, temi già affrontati negli anni precedenti, si aggiungono la giustizia ripartiva, il ripensamento delle politiche territoriali sulla disabilità e la rivitalizzazione di territori isolati, sempre puntando al coinvolgimento attivo dei tanti attori della comunità, non solo enti pubblici e enti del privato sociale ma anche imprese, sindacati, e i cittadini stessi, perché siano tutti chiamati a ripensare le modalità di risposta del welfare territoriale.
In particolare, il progetto sulla giustizia riparativa mira a restituire al sociale e alla comunità locale la possibilità e la responsabilità dell’intercettazione e della gestione dei conflitti, attivando antenne e corpi intermedi di facilitazione sociale e sperimentando percorsi di mediazione sociale e prevenzione, oltre alla promozione di attività riparative in ambito giuridico che coinvolgano rei, vittime e comunità.
I progetti sui giovani hanno un focus sul lavoro e tendono a costruire politiche attive e promozionali di coinvolgimento e attivazione dei giovani sulla prospettiva di un futuro migliore; infine, i progetti sulla disabilità rimettono al centro le persone e mirano a costruire progetti di vita autonoma ed inclusione sociale, passando da contesti caratterizzati da servizi codificati a contesti “comunitari”.
“La nostra è una sfida”, afferma Elisa D’Anza, responsabile di Sbrighes!, uno dei nove progetti sostenuti dal bando che, in 12 comuni nell’ambito di Tirano, in provincia di Sondrio, punta a combattere lo spopolamento, attivando nuovi servizi che possano attirare i giovani e le famiglie under 35. “L’idea è cambiare il welfare locale e invertire la tendenza di un territorio che è diventato sempre più fragile, sfruttando le scintille di partecipazione cittadina che esistono già e valorizzandole”. Tra le iniziative promosse: percorsi di avviamento all’autoimprenditorialità all’interno delle scuole, servizi di conciliazione vita/lavoro e riqualificazione degli spazi inutilizzati come luoghi di rinascita della comunità, elementi che ritornano in molti progetti di questa terza edizione.
Pensa ai giovani anche il progetto Boomerang. “Un gioco di parole, perché c’è stata una generazione boom, quella degli anni sessanta che ha vissuto il boom economico, ha potuto usufruire di tante opportunità ed avere a disposizione diversi strumenti per partecipare alle crescita del Paese ed insieme emanciparsi. Per le generazioni di oggi tutto ciò rappresenta un sogno. L’indipendenza la si vive come un traguardo irraggiungibile”, spiega Andrea Caprini, assessore al welfare del comune di Mantova. “Noi che abbiamo fatto parte di quella generazione fortunata dobbiamo garantire ai giovani le stesse opportunità di una volta.”
E le opportunità sono un tema chiave di questa nuova edizione. TikiTaka sviluppato sul territorio intorno a Desio, in Brianza, punta proprio a garantire alle persone con disabilità la possibilità di realizzare il proprio percorso di vita all’interno della comunità di appartenenza, in rispondenza dei propri desideri, trovando nel contesto comunitario non solo un’occasione di inclusione, ma anche la possibilità di espressione del proprio valore.
“Il nome del progetto deriva da un modo di giocare a calcio caratterizzato da passaggi molto fitti, orizzontali: una metafora del lavoro che vogliamo fare con tutti nella comunità”, spiega Valentina Ghetti, responsabile del progetto che punta a coinvolgere 180 persone con disabilità, perché per inclusione non si intende “solo la società che si adatta per accogliere, ma lo scoprire percorsi nuovi, in cui la persona con disabilità abbia un ruolo sociale e diventi protagonista attiva per costruzione del bene comune”.
L’attivazione della comunità può infatti portare anche alla riparazione delle situazioni più critiche, un tema che verrà esplorato da ConTatto, il progetto nato negli ambiti distrettuali di Como e di Lomazzo-Fino Mornasco, per rispondere al crescente numero di conflitti e micro-conflitti, lavorando sulla mediazione grazie all’intervento di competenze specifiche e l’impegno per la crescita di sensibilità, attivando iniziative di prevenzione e formazione volte a ristabilire la comunicazione e a ridurre la recidiva, perché “il territorio comasco è diventato protagonista di un processo virtuoso di utilizzo via via sempre più significativo degli strumenti della giustizia riparativa”, spiega Franca Gualdoni, responsabile di progetto, “la comunità in questo può davvero giocare un ruolo chiave, lavorando per ricucire gli strappi e rafforzare i legami”, il welfare di comunità serve proprio a questo.
“E’ un welfare fatto dalle persone” commenta Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo “che poggia sul concetto di comunità locale. Ancorato al pubblico, ma le idee e le soluzioni vengono dal basso, dalla gente, all’interno delle comunità che si organizzano, si rimboccano le maniche. Non potevamo stare con le mani in mano, è necessario un ripensamento del welfare. È’ un’intuizione che è nata in Fondazione. Dal 2014 abbiamo infatti dato il via a un programma ambizioso (Welfare di comunità e Innovazione Sociale); negli ultimi tre anni abbiamo messo a disposizione 30 milioni di euro: sono arrivate più di 140 idee, ne abbiamo selezionate 27. Per farvi capire cosa ha smosso questo processo: sono coinvolti quasi 400 soggetti, tra partner e soggetti della rete. 400 organizzazioni tra enti, comuni, consorzi. Questa è la forza dei territori che si sono dati da fare per risolvere insieme i problemi delle persone vulnerabili, delle famiglie con disabili, bambini da accudire, anziani. Stiamo dimostrando che si può. E così ci sono già, ad esempio, decine di anziani che oggi non sono più soli e che vengono curati in casa dalla propria comunità di appartenenza; famiglie che vengono supportate nei loro bisogni reali e nel difficile compito di crescita dei propri figli. E’ innovazione sociale! E per i giovani che si sentono fuori dal sistema, che cercano un’occasione per prendere il volo, sono stati avviati progetti che coinvolgono migliaia di ragazzi, li impegnano in attività civiche, li responsabilizzano, li coinvolgono per recuperare beni comuni, aggiustare panchine, pulire giardini. Piccoli lavoretti. Si sentono utili, al centro di un sistema, non più ai margini, e non buttano via il loro prezioso tempo. Sono giovani con cui si può costruire il futuro”.
“Molte le lezioni apprese in questi quattro anni” aggiunge Beatrice Fassati, referente del Bando Welfare di Comunità “grazie non solo all’attività di monitoraggio, che accompagna trasversalmente tutte le sperimentazioni triennali, ma anche alle comunità di pratica, in cui vengono inseriti fin da subito i progetti delle tre edizioni. Stiamo preparando per settembre un evento pubblico in cui racconteremo quanto sta accadendo nei territori. Nel frattempo la “call for ideas” della quarta edizione è appena scaduta (30 giugno, ndr): abbiamo infatti deciso di rilanciare il bando per un altro anno per continuare a sostenere questa “comunità” di innovatori del welfare lombardo che sta riscuotendo molto interesse anche a livello nazionale.