Dieci splendidi mesi con i bimbi: “Il volontariato ti cambia la vita”
Ottobre 2015 – Quando Zoe è arrivata a Saint Germain de Princay, paesino di 1500 anime nella Francia nord occidentale, di lei parlavano tutti. La diciannovenne di Azzio, approdata lì per il suo Servizio Volontario Europeo, non poteva passare inosservata in un centro abitato così piccolo, dove tutti si conoscono. Lei sorride, ripensando ai primi giorni lassù, quando tutto era una novità. «Sono arrivata il 6 gennaio, in una giornata di nebbia così densa da non vedere a più di tre metri di distanza e alla sera ero seduta a cena con una famiglia che non conoscevo e comunicavamo in un misto di italiano francese e inglese». Tirando le somme, però Zoe non ha dubbi: «E’ stato divertente e tutta questa esperienza è stata bellissima».
Ora sta per rientrare in Italia: lo farà il 31 ottobre prossimo dopo aver messo alle sue spalle dieci mesi che la hanno fatta diventare parte della piccola comunità locale, e soprattutto del cuore dei bimbi che accoglie la mattina ed accudisce nel pomeriggio prima e dopo la scuola o nei periodi di chiusura scolastica come volontaria per l’associazione Familles Rurales: «Questa associazione è il primo movimento famigliare della Francia nel quale le famiglie riflettono e creano insieme dei servizi, animazione e attività di prossimità».
Un nuovo mondo
Lavorare con i bambini ha cambiato molte cose per lei. «Ho due sorelline molto più piccole di me e non ero mai riuscita a creare un vero rapporto fraterno con loro. Poi ho fatto esperienza di volontariato nei reparti di pediatria con la Croce Rossa: così ho capito quanto amassi il contatto con i più piccoli, giocare, ridere e scherzare con loro. Questa esperienza mi ha convinta ancora di più ed ora le mie sorelline sono ciò che amo più di ogni altra cosa». Così, se si chiede a Zoe cosa si porterà a casa da questa vicenda, lei risponde: «Assolutamente tutto, ogni cosa, ogni sfumatura ed ogni dettaglio. Non voglio dimenticare nemmeno un attimo di questi dieci mesi perfetti. Tutti quei bambini mi resteranno nel cuore per sempre, quando andavo a prenderli a scuola e loro mi correvano in contro urlando il mio nome, quando mi prendevano in giro per il mio accento italiano e anche quando si arrabbiavano con me per delle sciocchezze».
Ed è chiaro che per lei, rispetto ai primissimi giorni, le cose sono molto cambiate. «Posso dire che sono queste persone, questi bambini che mi circondano, ad essere diventati un’altra mia grande famiglia». Così tutte le difficoltà inziali, legate alla lingua e alle difficoltà di trasporto sono diventate solo un lontano ricordo.
…e nuove prospettive
«Perché ho scelto di fare lo Sve? È molto semplice: finita la scuola mi sarei trovata con il mio bel diploma da educatore grafico pubblicitario in tasca, un immenso spirito creativo, una gran voglia di viaggiare e soprattutto una bufera nella testa. Così ho pensato di prevenire la catastrofe e di trovare strade alternative».
Ora che l’esperienza volge al termine per lei arriva un altro bivio. «Cercherò un lavoro per contribuire in famiglia, e a settembre ho intenzione di entrare all’Università e il mio volontariato è servito proprio a mostrarmi la mia strada. Mi orienterò verso logopedia o scienze dell’educazione o altro che concerne il lavoro coi bambini». Se poi le cose dovessero andare diversamente Zoe sa già che non sta per chiudersi una porta alle spalle.
«Se le cose non andranno così, sicuramente tornerò in Francia. Ho aperto il vaso di Pandora e non riesco più a chiuderlo».