Occhi puntati sulla riforma del Terzo Settore
In attesa di indicazioni più precise rispetto a quanto sarà dettagliato nelle circolari e nei decreti ministeriali attuativi, ecco una sintesi dedicata alla riforma del Terzo Settore che ne spiega i tratti salienti.
Un anno fa veniva approvata la Legge Delega n° 106/16 per la Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale. Il legislatore si era reso conto che molto era stato fatto a favore degli enti senza scopo di lucro negli ultimi venticinque anni, ma che era anche giunto il momento di mettere ordine a leggi e decreti approvati in ordine sparso e non sempre ben coordinati tra di loro. Inoltre, i grandi cambiamenti intervenuti nella società richiedevano che questi soggetti fossero messi nelle condizioni di essere più efficaci ed efficienti nella loro azione. La legge dava quindi tempo un anno al Governo perché approvasse una serie di decreti legislativi. L’impegno si è puntualmente realizzato.
Cosa c’è dentro la riforma
Il 3 aprile 2017 è stato approvato il Decreto 40/17 “Istituzione e disciplina del servizio civile universale” che rilancia questo istituto a suo tempo nato come obiezione di coscienza al servizio militare, poi diventato opzionale ma comunque richiesto da moltissimi giovani che negli ultimi anni aveva sofferto non poche limitazioni a causa del taglio dei fondi. Il 3 luglio, ultimo giorno alla scadere della delega, sono stati approvati gli altri tre decreti. Il primo disciplina il cinque per mille, ovvero rende stabile la possibilità per ciascuno di noi di destinare una parte delle nostre tasse ad un ente benefico anziché allo stato. Il secondo revisiona e rilancia la disciplina delle imprese sociali, una forma giuridica introdotta nel nostro ordinamento già qualche anno fa ma in modo poco efficace. Si spera invece che in questo modo possa avere un grande sviluppo, consentendo agli senza scopo di lucro che si candidano a gestire servizi complessi di potersi avvalere di strumenti più efficienti ed appropriati. Infine il terzo, denominato “Codice del Terzo Settore”, è un vero e proprio “Testo Unico” composto di 104 articoli che va ad integrare, armonizzare e sostituire buona parte delle norme esistenti. Si tratta di un provvedimento che mette ordine ad una disciplina complessa destinato a cambiare il modo con cui ci siamo approcciati al mondo degli enti senza scopo di lucro per i prossimi vent’anni.
Enti del Terzo Settore: si semplifica
Anzitutto viene data per la prima volta una definizione giuridicamente valida di ente del terzo settore: e si stabilisce che ci si possa definire ETS “Enti del Terzo Settore” solo avendo determinati requisiti ed iscrivendosi nell’apposito registro. E’ una semplificazione quanto mai necessaria che fa tabula rasa dei molti, troppo registri ed albi oggi esistenti. Il nuovo registro sarà comunque articolato in distinte sezioni nel rispetto delle diverse caratteristiche dei vari soggetti.
Molti sono poi i provvedimenti previsti: si va dalla valorizzazione del volontariato, trasversale a tutti questi enti, alla facilitazione dell’ottenimento del riconoscimento della personalità giuridica per le associazioni e le fondazioni. Anche tutta la normativa fiscale viene rivista: cesserà la categoria fiscale delle Onlus, vengono ampliate alcune agevolazioni. In parallelo si richiede però agli enti una maggiore trasparenza per quanto riguarda i bilanci e in generale l’utilizzo delle risorse nonché l’attivazione di procedure burocratiche e di controllo più strutturate.
La prospettiva? Due anni per completare la riforma
Nel complesso sembra che i decreti vadano nella giusta direzione, restano alcuni timori come è normale che sia quando si cambia tutto. Peraltro il Decreto, benché approvato, per poter essere pienamente operativo ha bisogno di decine di circolari e decreti ministeriali attuativi, per i quali ci vorrà del tempo. Si apre dunque una fase transitoria di un anno o due in cui mettere a punto tutti i meccanismi previsti dalla riforma. Ci si augura che tramite un’interlocuzione costruttiva tra ministeri e organi di rappresentanza del terzo settore si possa giungere ad un’implementazione ben fatta, tranquillizzando questi enti che tanto stanno facendo per il nostro Paese. (Maurizio Ampollini – direttore Cesvov)