Gioco d’azzardo in provincia di Varese: “Un fenomeno inarrestabile, ma a quale costo?”
Daniela Capitanucci, presidente di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, commenta i dati emersi ponendo interrogativi sulle politiche attuali di regolamentazione del gioco e sugli effetti che queste possono avere sulla popolazione
Dopo aver analizzato nel dettaglio i dati sul gioco d’azzardo in provincia di Varese, emerge un quadro di crescita continua del fenomeno, con volumi di gioco quasi raddoppiati in meno di cinque anni. Ma quali sono le implicazioni di questi numeri sulla salute pubblica e sul benessere sociale?
Daniela Capitanucci, presidente di AND-Azzardo e Nuove Dipendenze APS, commenta i dati emersi ponendo interrogativi sulle politiche attuali di regolamentazione del gioco e sugli effetti che queste possono avere sulla popolazione, soprattutto sulle fasce più vulnerabili. In particolare, solleva dubbi sulla compartecipazione delle regioni al gettito fiscale del settore e sul rischio di una crescente dipendenza economica da un’industria che genera ricavi proprio dalle abitudini di gioco problematiche. A tal proposito ricordiamo che Capitanucci terrà un incontro proprio su questi temi giovedì 27 marzo alle ore 21 a Castronno nello spazio Materia di Varesenews.
Di seguito, il suo intervento sui dati di oggi:
Il dato da attenzionare in ogni caso è quello del trend inarrestabile del consumo di gioco d’azzardo (in Italia in generale, come pure nella nostra provincia). Secondo il Sole24Ore con i suoi 20 miliardi giocati nel 2023 l’Italia occupava una “posizione d’eccellenza” nel panorama europeo, prima della Gran Bretagna, ma anche di Germania e Spagna (queste ultime con giocate della metà rispetto all’Italia).
E in provincia di Varese, se nel 2019 il denaro giocato era di circa un miliardo di euro, in meno di 5 anni (2023) è quasi raddoppiato: ma tale andamento è appunto inarrestabile, giacché i primi dati sulla raccolta del primo semestre 2024 mostrerebbero nella nostra provincia un incremento della raccolta rispetto all’anno precedente attorno al 7%.
E sebbene la raccolta non indichi il “denaro perso” dai giocatori (che infatti coincide con la “spesa”, che da noi in provincia è stata più di 300 milioni di euro solo nel 2023!) essa però rileva il “tempo di vita” impiegato dalle persone a giocare, invece che trascorrere quell’infinità di ore “perse al gioco” stando con la famiglia, con gli amici, al lavoro, in vacanza, al cinema, ristorante, palestra, teatro…. coltivando cioè, con tali attività, il proprio benessere e quello delle persone vicine.
In un periodo storico come quello attuale, in cui il denaro che gli stati hanno a disposizione per offrire e garantire servizi sanitari adeguati e universali è sempre più risicato, sarebbe importante e necessario promuovere politiche di tutela della salute (atte a evitare per quanto possibile che le persone si ammalino, visto che scarseggiano i soldi per curarle!), e rigettare tutte le altre politiche che invece mettono a rischio la salute e il benessere della popolazione, specialmente quella più fragile e più incline a cadere nelle trappole, tipo quella della … “illudo-patia”.
Mi chiedo quindi: come le politiche attuali (nazionali e locali) inerenti al gioco d’azzardo e alla sua legalizzazione e diffusione capillare nel territorio perseguono questo scopo di promozione del benessere dei cittadini?
Rammento che il Consiglio Regionale della Lombardia (non la giunta…) nella primavera dello scorso anno – il 9 aprile 2024- ha presentato una mozione approvata all’unanimità, che impegnava la giunta ad attivarsi presso il governo per destinare alle regioni il 5 percento del gettito dell’imposta sugli apparecchi da gioco (ne stanno discutendo in conferenza stato regioni proprio in questi mesi…); l’idea era di utilizzarlo per creare un fondo regionale per prevenire le dipendenze. Siamo sicuri che questa posizione intrapresa dal consiglio regionale lombardo, sia la scelta più saggia da farsi?
E siamo sicuri che siano queste le politiche più utili a tutelare la salute pubblica e la qualità della vita dei cittadini attraverso norme che prevengano i danni azzardo-correlati?
Non è vero forse che questa compartecipazione al gettito fiscale (qualora davvero dovesse entrare in vigore) consoliderà la dipendenza economica da questo settore “industriale”, non solo dello Stato (che già oggi lamenta l’impossibilità di fare a meno di quella decina di miliardi incassati dall’erario ogni anno), ma – a quel punto – anche della Regione? Non si sta correndo in tal modo un grave pericolo, quello cioè di normalizzare l’azzardo anche nei territori, che così sarà sempre più imbricato ai bilanci regionali?
E poi, pensare di racimolare i fondi per prevenire le dipendenze, ottenendoli dalla compartecipazione al gettito derivante dal consumo di gioco d’azzardo (il cui fatturato deriva perlopiù da giocatori costanti e non occasionali, spesso problematici o eccessivi) …che genera dipendenza e danni a tutta la rete sociale del giocatore, non pare una contraddizione in termini? Quanto meno, non si dà luogo ad un pericoloso loop, da cui poi sarà difficilissimo uscire una volta entrati?
Infine, mi ha molto colpito qualche giorno fa un mini sondaggio lanciato in un gruppo Facebook di un comune della nostra provincia. Si chiedeva: “siete favorevoli alla eliminazione delle sale slot?”. Il 98% dei 415 cittadini che hanno risposto si è dichiarato favorevole.
Daniela Capitanucci
Articolo tratto da VareseNews