Storie – La strategia di piccoli passi per grandi raccolte fondi
Da fuori sembra un colosso eppure dietro all’Associazione Bianca Garavaglia ci sono “solo”: due donne – Stefania Maino e Claudia Garavaglia – una famiglia (quella che ha voluto far nascere nel 1987 questa realtà in ricordo di Bianca), un manipolo molto attivo di volontari e volontarie dal cuore grande e tante relazioni. Se fossimo nel mondo delle imprese questo fiore verde con il seme fucsia, che è il logo dell’associazione, lo definiremmo un brand di successo nel suo campo: quello di raccogliere fondi per sostenere la ricerca e la cura sui tumori pediatrici. Un successo da misurare, in primis ma non solo, con un 5 per mille arrivato a raccogliere una cifra che ha superato i 171 mila euro, con una raccolta che ha superato nel solo 2020 il milione di euro e con l’Ambrogino d’Oro ricevuto nel 2011 dal sindaco di Milano.
Copiare i “grandi” e anticipare il legislatore
Ma siamo nel terzo settore, nella operosa città di Busto Arsizio, motivi buoni per riassumere tutto con un adagio amato a queste latitudini “abbiamo sempre fatto ogni passo non più lungo della gamba, senza correre”. Alle gambe hanno unito la determinazione e una ricetta semplice ed efficace. «Fin da subito guardavamo a quello che facevano le grandi organizzazioni, lo studiavamo, cercavamo di capire – anche con l’aiuto di esperti se era il caso – e poi provavamo a mettere in pratica anche noi nel nostro piccolo, scoprendo poi che non siamo tanto piccoli». Così è stato ad esempio per il Temporary Charity Shop di via xx Settembre. Si tratta di un modello molto diffuso nel mondo anglosassone, che in Italia restava incagliato in una normativa avversa e che è stato sdoganato solo dalla riforma del Terzo Settore. «Noi lo abbiamo messo in piedi qualche anno fa – spiegano Claudia e Stefania -, prima della riforma credendo fermamente e scontrandoci con non poche difficoltà». Comodato d’uso gratuito, apertura due mesi all’anno, in prossimità del Natale e della Pasqua, merce regalata dalle aziende, splendide volontarie tra cassa e scaffali: così il gioco vale la candela e i ricavi superano nettamente le spese. Come spesso accade il legislatore nello scrivere la legge di Riforma ha dovuto accogliere e normare situazioni “di fatto” come questa introducendo all’articolo 7 del Codice del Terzo Settore la possibilità di fare “raccolta fondi in modo continuativo” e, laddove correttamente gestite. Mettendo gli enti del Terzo settore al riparo di eventuali contestazioni fiscali. In fatto di raccolte fondi per l’associazione Bianca Garavaglia l’elenco è lungo: ci sono state le cene benefiche, le aste su Charity star, gli eventi in piazza per i più piccoli, la “corsa della speranza” con 1.500 iscritti dal vivo e quasi altrettanti nella formula “Covid”, ovvero trasformata come hanno fatto in molti in virtual run, la pubblicità dinamica su bus e tram, le bomboniere solidali e tanto altro ancora.
Relazioni che contano
Se fino a qui si tratta di fare un elenco più o meno lungo di strumenti di raccolta, occorre poi guardare a come tutto questo cammina e produce risultati. «Quando è necessario – spiegano dagli uffici di via Gavinana 6 ci affidiamo a professionisti, ma mantenendo sempre il controllo su tutto quello che ci riguarda. Proviamo a fare piccoli investimenti, valutandone il ritorno in termini di quanto raccolto prima di investire di più». Perché quello che conta, come sempre quando si parla di raccolte fondi, è poter mantenere bassi i costi di raccolta per indirizzare il più possibile quanto raccolto verso i propri obiettivi (se si vuole qui si potrebbe mettere il dato sull’incidenza dei costi) (l’incidenza dei costi sulla raccolta è del 23% dato anno 2020)
E poi c’è il cuore della raccolta, ovvero le famiglie di piccoli pazienti che fanno da antenne locali un po’ in tutta Italia: «Ci siamo organizzati in comitati locali che stanno in Brianza, in Valtellina e giù fino in Sicilia – racconta Claudia – in questo modo ciascuna famiglia diventa un tramite per agganciare nuovi donatori, tra parenti, amici, colleghi: ogni relazione è importante perché si arriva al coinvolgimento diretto di tantissime persone che colgono l’importanza di contribuire alla ricerca e alla cura di tanti piccoli pazienti». Questo è il cuore grande delle relazioni che danno gambe e forza al sogno cominciato oramai quasi 35 anni fa, quello di contribuire a far fare passi in avanti alla medicina nel campo dell’oncologia pediatrica.