Storie – L’ascolto? Oggi viaggia via mail, ma anche una panchina può aiutare
Non solo telefono, ma anche mail, WhatsApp e addirittura una panchina: qualsiasi mezzo è buono quando si tratta di ascoltare un disagio o una richiesta di aiuto. E proprio da quell’ascolto nascono anche progetti da “mettere a terra”, sul territorio, come sta accadendo a Busto Arsizio. Qui Telefono Amico Italia non solo ha un suo nucleo di volontari “ascoltatori” (del centro fanno parte 26 persone tra soci storici con decenni di attività e “nuove leve”), ma si è attivato per realizzare progetti in collaborazione con i Servizi sociali, le realtà socio-sanitarie e parrocchiali e proporre interventi di promozione della cultura dell’ascolto presso gli istituti superiori della zona. Tutte azioni per le quali la realtà locale si è anche attivata con una apposita raccolta fondi on line sulla piattaforma della Rete del Dono (LINK https://www.retedeldono.it/it/progetti/tai-busto-arsizio/noi-ci-siamo-e)
“Questi interventi – spiega Matteo Airaghi, volontario e consigliere di Telefono Amico Busto - sono anche frutto di una riflessione innescata dalla riscrittura del nostro statuto in seguito alla Riforma del terzo settore. Riscrivere le nostre finalità ci ha aiutati a capire meglio dove volevamo andare”.
Una storia lunga, un cambiamento in lockdown
Telefono Amico nasce in Italia negli anni ’60 legando l’ascolto al telefono di casa, offrendo un servizio anonimo, indipendente da ideologie politiche e religiose, nel rispetto delle idee e del disagio di chi chiama, a Busto Arsizio è presente fin dal 1972. Con il passare degli anni la tecnologia ha portato a vivere un cambiamento che – proprio lo scorso anno, ha registrato un giro di boa che è casualmente coinciso con l’inizio della pandemia. «Nel mese di marzo – racconta ancora Airaghi – per alleviare i costi delle telefonate per le utenze soprattutto da cellulare, siamo passati al nuovo numero unico nazionale 02 2327 2327 che risponde 365 giorni all’anno con 500 volontari che operano in 20 centri sul territorio nazionale. Complice questo passaggio, ma anche la situazione di isolamento in lockdown, nello scorso anno le richieste sono cresciute tantissimo (nel centro di Busto nel 2020 sono state ricevute ben 4500 telefonate praticamente il doppio rispetto al 2019).
«Per poter dare ascolto a fasce fragili come quella di giovani e giovanissimi – dice ancora Airaghi – a livello nazionale abbiamo gradualmente cominciato ad utilizzare anche mail e WhatsApp: il che ha richiesto da parte dei nostri volontari anche l’impegno a prepararsi a questo nuovo tipo di ascolto attraverso apposite formazioni». In linea con i cambiamenti dei tempi e con generazioni sempre meno avvezze all’uso del telefono come strumento “per parlare”, sono nati Mail@micae WhatsApp Amico dove la richiesta di aiuto prende la forma di una necessità di confronto più strutturato e a volte più complesso da gestire.
Tra i progetti lanciati sul territorio lo scorso anno c’è anche la “panchina dell’ascolto”, concepita come punto di ritrovo nei parchi pubblici del territorio anch’essa pensata in collaborazione con le amministrazioni locali: un luogo fisico per ricordare che l’ascolto e la vicinanza sono la chiave per vincere paure e isolamento e che per il futuro ci auguriamo tutti di poter tornare a condividere anche lo spazio fisico di un parco.