Appello contro il consumo di suolo in Valchiavenna
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Legambiente, WWF, FAI e Italia Nostra contro il consumo di suolo in Valchiavenna.
Anche in Valchiavenna consumare suolo vergine con strutture di carattere antropico (edifici civili, vie di comunicazione, strutture al servizio della produzione….) che implicano l’impermeabilizzazione e l’artificializzazione del terreno, significa sottrarre spazio a ciò che rende la nostra Valle piacevole per chi la vive, attraente per chi viene da fuori.
Al di là di considerazione paesaggistiche si ricorda che il suolo è serbatoio di anidride carbonica e custode di diversità vegetale e animale; sul suolo libero la società agricola ha creato meravigliosi paesaggi dove la mano dell’uomo è diventata artefice di bellezza.
Le tendenze demografiche che potrebbero in parte giustificare la costruzione di nuovi edifici, indicano che la popolazione non cresce in Valchiavenna, e la necessità di nuove abitazioni, è data dal fenomeno di “migrazione” interna (dai paesi di montagna verso il fondo valle), così come dall’altra tendenza di questi decenni verso l’ampliamento degli spazi abitativi delle singole persone. Fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile il fenomeno dei “single” che, in numero sempre maggiore, occupano spazi abitativi, un tempo pertinenza di intere famiglie. Altrettanto risaputa è la disponibilità di metri cubi esistenti, ma tutt’ora inutilizzati, in particolari nei nostri centri storici e nelle frazioni, senza dimenticare l’abbandono degli edifici rurali (ad esempio stalle, fienili) una volta funzionali alla vita agricola.
Il punto è dunque che in Valchiavenna per far fronte alla richiesta di abitazioni causata dalle motivazioni descritte sopra (e appunto non da una crescita demografica), bisogna assolutamente promuovere la rivitalizzazione, la rigenerazione dei centri, delle frazioni nei nostri comuni, ricchi di storia ma in molti casi abbandonati, oltre che al recupero del costruito una volta funzionale all’agricoltura.
Dunque riteniamo che debba essere prioritario per le amministrazioni della Valchiavenna il recupero dell’edificato esistente, facendo leva su tutte quelle legislazioni “premiali” che possono spingere i cittadini al loro recupero o risanamento, senza temere ad agire con approcci innovativi, e se necessario innescando dinamiche che vanno controcorrente le prassi normalmente attuate. Il non consumare altro suolo libero è rivolto a tutti i comuni della Valchiavenna.
Per quanto riguarda in particolare la Piana della Valchiavenna (per intendere da Chiavenna a Verceia) è da tener ben presente che l’aumento dell’edificato nei paesi del fondovalle della Valchiavenna avviene in modo poco percepibile: il cambiamento è poco per volta (perciò non si impone all’attenzione sia della collettività che delle amministrazioni) ma costante negli anni. Ogni nuova costruzione è un cambiamento territoriale cumulativo , cioè al quale si sommano le costruzioni già presenti e alle quali si aggiungeranno quelle del futuro senza possibilità di ritornare indietro: è un processo irreversibile. Se poi a ciò si aggiunge un costruito poco ordinato nello spazio, dato anche dai permessi di costruire anche molto lontano dai centri di paese, in mezzo ai prati, si consegue un ulteriore effetto negativo, chiamato dagli urbanisti sprawl (cioè marmellata).
Se si parla di tutela della Piana della Valchiavenna non si può non citare il Sito di Interesse Comunitario Piana di Chiavenna, designato dalla stessa Unione Europea, che sottolinea il particolare valore naturale di una parte del fondovalle, oltre che di altre zone della nostra valle. Nella guida “Volta la carta e scopri la piana” rientrante nel progetto Capacities voluto dalla Regione Lombardia – DG Sistemi Verdi e Paesaggio, compilata da vari professionisti tra i quali il professore Paolo Pileri del politecnico di Milano, viene riportato a pagina 15 “La Piana (si intende della Valchiavenna), rispetto ad altri fondovalli alpini, ha però mantenuto fino ad oggi quella consistente configurazione di “spazio aperto” che è sicuramente l’esito virtuoso di scelte lungimiranti dei governi locali che si sono sforzati di lavorare in modo coordinato.” Inoltre va aggiunto che non sono molti i fondovalli alpini ad aver mantenuto, per usare le stesse parole del professore Pileri, “una configurazione di spazio aperto”.
Di questo bisogna prendere coscienza e agire perché rimanga tale. Per tanto anche alla luce del pregio ambientale, riconosciuto anche da enti esterni alla stessa Valchiavenna, le Associazioni scriventi chiedono agli attuali Amministratori pubblici e a quelli che seguiranno di riflettere su quanto scritto per attuare politiche virtuose e lungimiranti, mettendo così nella loro agenda azioni CONTRO il consumo di suolo per preservare il nostro fondovalle (ma come scritto sopra non solo per questa zona), non solo perché obbligati da recenti normative, ma anche per una maggior sensibilità sul tema sviluppata. Al contempo sosteniamo i Comuni che in questi mesi avessero già intrapreso azioni in questa direzione, incoraggiandoli ad impegnarsi ancora su questo fronte.