Assemblea CSV MLS: “Il volontariato nel tempo della complessità”
Il volontariato nel tempo della complessità, dell’accelerazione e dell’incertezza è vincente nella misura in cui è capace di mettere la persona al centro ibridandosi con altri mondi e aprendo ai giovani e alle nuove tecnologie.
Lecco, 25 maggio 2024 – Sono state una cinquantina le Associazioni socie di CSV Monza Lecco Sondrio che hanno scelto di mettersi in gioco e regalarsi una giornata di formazione, arricchimento e tempo di qualità per aprirsi al confronto e dare e ricevere stimoli in vista della programmazione 2025 del Centro di Servizio per il Volontariato. La giornata è stata occasione anche per votare i nuovi componenti che andranno a ricoprire le cariche del Consiglio Direttivo. L’elezione di presidente e vicepresidenti si terrà nella seduta del 6 giugno 2024.
COMPONENTI CONSIGLIO DIRETTIVO di CSV MLS – ETS eletti
Assunta Maria Betti Casa del Volontariato APS (delegazione di Monza Brianza)
Luigi Alberto Calori Ass. Felicemente segui l’onda APS (delegazione di Monza Brianza)
Luca Mandreoli Diritti Insieme APS (delegazione di Monza Brianza)
Gabriella Rossi UILDM di Monza OdV (delegazione di Monza Brianza)
Filippo Viganò Associazione Volontari Sovico OdV (delegazione di Monza Brianza)
Paolo Viganò Gruppo Solidarietà Africa OdV (delegazione di Monza Brianza)
Claudio Dossi AUSER Leucum OdV (delegazione di Lecco)
Alfredo Puglia ANTEAS Lecco OdV (delegazione di Lecco)
Davide Ronzoni ARCI Provinciale Lecco Sondrio APS (delegazione di Lecco)
Daniele Lorenzet Ass.ne Fabio Sassi OdV (delegazione di Lecco)
Gabriella Bertazzini Agenzia per la Pace OdV (delegazione di Sondrio)
Lino Buratti Psicologi per i popoli ODV (delegazione di Sondrio)
Mariapia Pasini UNIVALE OdV (delegazione di Sondrio)
La giornata è stata aperta dalla pérformance musicale di due artiste e volontarie: Gaia Busnelli al clarinetto e Caterina Baruffaldi al pianoforte.
Un grazie a loro per averci regalato un tempo lento e all’insegna della bellezza che ha predisposto all’ascolto degli interventi successivi.
NICOLA BASILE
I contesti in cui viviamo sono caratterizzati da:
- Complessità
- Accelerazione tecnologica; dei ritmi di vita; dei mutamenti sociali. L’accelerazione fa diminuire il tempo con cui noi facciamo un’azione, ma ti viene chiesto di produrre di più. Quell’accelerazione che ci avrebbe semplificato la vita è stata bruciata dalla crescita. Ci troviamo sempre di più ad avere a che fare con dei “CIGNI NERI“, eventi a bassa frequenza (anche se in aumento negli ultimi anni) e ad alto impatto. Eventi poco probabili, ma che quando succedono modificano il contesto e provocano un aumento dell’incertezza. Un cigno nero è internet. Un altro cigno nero potrebbe essere il boom dell’Intelligenza Artificiale. Anche chi vede più le opportunità dei rischi si fa una serie di domande e può sentirsi minacciato.
- Incertezza
In questo tempo e in questi contesti possiamo trovare dei macro-trend cioè fenomeni quantitativi difficilmente invertibili che toccano in maniera trasversale i diversi settori:
- INNOVAZIONE TECNOLOGICA
- TRASFORMAZIONE DEMOGRAFICA
- CRESCITA DELLE DISUGUAGLIANZE SOCIALI
- CAMBIAMENTI GEOPOLITICI
POSSIBILI STRATEGIE
- Necessità di ibridarsi, mettere insieme soggetti diversi con la fatica di incontrare l’altro e la capacità di entrare in conflitto. Spesso il Terzo Settore è il mondo delle mille parrocchie ed identità e nei sistemi complessi questa cosa non funziona.
- Evitare strategie di chiusura: in un contesto come quello attuale è pensabile andare avanti con strategie di chiusura? No, giochiamo in apertura e proviamo a capire come questa cosa può arricchire tutti quanti e i nostri contesti.
- Rapporti grandi-piccoli: come si prova ad entrare in relazione? La Riforma del Terzo Settore risente un po’ di un’impostazione da grandi. Come coniugo la grossa realtà con le rappresentanze territoriali? Come entrare in sinergia? Cosa facciamo con chi è rimasto fuori dal Runts?
- Tradimento della propria identità: bisogna riprendere il significato etimologico di tradimento come consegnare, scoprire, svelare: quale identità consegniamo ai più giovani? Perché non ci sono i giovani? Sono pochi, il loro impegno si caratterizza in maniera diversa… E allora come proviamo a tradirla questa nostra identità per consegnarla a loro? Ne va della nostra salvezza, della nostra capacità di andare avanti.
- Rapporto con i giovani: come interagiamo con loro, come proviamo a coinvolgerli, a coglierne alcune visioni del futuro che ci aiutino a migliorare le nostre organizzazioni? Che non vuol dire accettare passivamente la visione dell’altro, ma entrare anche in conflitto, capiamo cosa fare.
SVILUPPI FUTURI
Sostenibilità
- Ambientale
- Sociale (rispetto delle persone con cui lavoriamo, attenzione ai diritti, all’equità…)
- Governance (come lavoro con gli stakeholder, quali sono le modalità con cui prendiamo delle decisioni, come costruisco i miei consigli di amministrazione…)
Salute
- Fisica
- Benessere psicologico
- Sociale (mettere in rilievo quanto il fare volontariato fa bene a se stessi, anche dal punto di vista fisico)
Dimensione tecnologica
Oggi è necessario cominciare a confrontarsi col mondo dell’intelligenza artificiale con approccio critico senza idolatrarlo. Non è possibile restarne fuori.
- Accesso ed inclusione (inclusione, persone con background migratorio, ragazzi che non conoscono le tecnologie)
- Privacy e sicurezza dei dati (il mondo del volontariato deve tutelare i dati che possiede)
- Uso dei dati in chiave programmatoria
- Interoperabilità (scambiare i dati da piattaforme)
Diritti
Temi che non si possono semplificare con “Sei a favore o contro?” perché porsi così non aiuta nessuno.
- Questioni etiche
- Equità e disuguaglianze (le fasce più povere hanno livelli di salute più bassi)
- Advocacy e rappresentanza
È impossibile isolare i fili, siamo dentro la complessità, la nostra capacità di interagire è fondamentale. Il mondo del volontariato che è quello più prossimo alle nostre comunità è uno di quelli più attrezzati per avere a che fare con questa complessità.
ALBA BONETTI
Di Milano, socia di Amnesty International dal 1995 e attivista dal 2008, è stata responsabile di Amnesty per la Lombardia e vicepresidente della sezione. Da giugno 2023 è presidente di Amnesty International Italia. Laureata in filosofia, ha una lunga esperienza nella gestione delle risorse umane e nel settore dei servizi alla persona.
Il 2023 è stato un anno di ricorrenze importanti quali il 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e dello Statuto di Roma della Corte Penale internazionale (firmato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e non sottoscritto da Usa e Israele).
Il 2023 è stato però un anno catastrofico per i diritti umani in cui abbiamo visto violazioni e crimini di guerra contro l’umanità e contro i civili come non accadeva dalla seconda guerra mondiale, dal 1945.
Ad oggi ci sono una sessantina di conflitti nel mondo, di diversa intensità. Una Terza guerra mondiale a pezzi come definito bene da Papa Francesco.
L’intelligenza artificiale generativa è diventata un alleato nell’azione dei governi nella repressione di chi protesta (sorveglianza biometrica e rilevamento facciale, li identifico e li reprimo; uno spyware prodotto in Europa è stato utilizzato per sorvegliare politici e giornalisti in Armenia, Serbia, India…). Se l’uso di queste tecnologie non viene regolamentato è un problema ed una minaccia dal punto di vista dei diritti umani; lo stesso dicasi per i social media che propongono contenuti d’odio che incitano alla violenza.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad alcune delle più grandi mobilitazioni per i diritti umani, i movimenti contro i cambiamenti climatici hanno ispirato milioni di persone a scendere in strada per chiedere giustizia per le persone discriminate su base etnica e per l’uguaglianza, i mezzi di sostentamento, la giustizia climatica, la fine della violenza e della discriminazione di genere. Ovunque, le persone si sono mobilitate contro la violenza e gli omicidi della polizia, la repressione di stato e l’oppressione. Quasi senza eccezione, la risposta delle autorità statali a questa ondata di proteste di massa è ostruttiva, repressiva e spesso violenta. Invece di creare le condizioni per esercitare il diritto di protesta, i governi stanno ricorrendo a misure ancora più estreme per stroncarlo. Per questo Amnesty International ha deciso di lanciare la campagna globale “Proteggo la protesta”.
In Italia:
- lo Stato continua a vendere armi ad Israele;
- viene attuata una politica contro gli immigrati, bisogna invece ricordate che migrare non è un reato, ma un diritto consentito e riconosciuto sia per cercare asilo che per cercare un destino migliore (accordo Italia-Albania, esternalizzazione delle frontiere; detenzione amministrativa con equiparazione ai detenuti senza aver commesso alcun reato);
- il soccorso in mare lo dovrebbe farlo lo Stato, lo fanno le Ong che vengono messe anche sotto attacco;
- siamo indietro rispetto alla definizione di stupro.
Ricordiamo che la difesa dei diritti viene dalle persone, non dagli Stati.
SARA COLOGNESI
Vive e lavora nel territorio di Monza e Brianza, è laureata in Scienze Infermieristiche ed è counselor ad indirizzo sistemico e socio-costruzionista.
Negli anni ha svolto attività clinica e si è interessata al tema dell’infermieristica di famiglia e comunità.
Ho il privilegio di essere coinvolta nel processo di trasformazione della sanità del territorio. Ci troviamo di fronte ad una società che sta invecchiando e alla sfida di mantenersi in una situazione di miglior salute possibile.
Il concetto di salute e benessere è cambiato: oggi ne parliamo come di una situazione di equilibrio, un percorso che coinvolge le persone e le comunità e che ci contraddistingue con tutta una serie di fattori determinati della salute. I bisogni sono sempre più complessi e legati tra di loro, il bisogno sanitario è legato al bisogno sociale. La salute dipende dall’ambiente in cui viviamo e dalle risorse che siamo in grado di mettere in campo.
Oggi le reti sociali sono più fragili e le risorse, sia economiche che in termini di personale, sono sempre più ridotte.
La salute e il benessere sono questioni che riguardano tutti, siamo tutti interconnessi. Curare vuol dire anche creare delle relazioni e costruire delle alleanze mettendo in campo tutte le nostre risorse.
Momenti come questo sono importanti per conoscersi, connettere la salute e il sanitario col mondo del volontariato.
É necessario aumentare sempre più la capacità delle persone nel farsi promotori essi stessi della propria salute. Bisogna essere pro-attivi, agire prima, andare incontro, provare a fronteggiare le sfide legate all’invecchiamento (non è detto che ci ammaliamo, ma è probabile che ci sia una minore capacità di affrontare eventi traumatici), aumentare le conoscenze e le competenze delle persone e le responsabilità che ciascuno di noi ha sulla propria salute.
La salute è un bene collettivo.
Il mondo del volontariato costituisce un’alleanza preziosissima per il mondo sanitario.
STEFANO CASATI
Di Merate, socio e membro del direttivo del circolo di Legambiente Lecco.
Laureato in ingegneria energetica al Politecnico di Milano, lavora nel mondo delle rinnovabili ed è attivista attento alle battaglie cruciali legate al cambiamento climatico.
É necessario agire nella complessità ed essere sostenibili allo stesso tempo.
Il settore energetico è interessato da importanti emissioni gas climalteranti. Le tecnologie iniziano ad esserci e il progresso può portarci a risparmiare emissioni, ma è un processo lento proprio in virtù della sua complessità.
Non è facile trovare un equilibrio tra il mantenere sane le città e gli spazi dove viviamo facendo interventi nella direzione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili senza impattare ulteriormente a livello paesaggistico su luoghi che sono già molto impattati.
Ci sono inoltre problematiche rispetto all’approvvigionamento delle materie prime che sono in mano a poche potenze e quindi si passa da una dipendenza ad un’altra.
Anche per quel che riguarda la questione della mobilità e del vivere la città ci sono una serie di difficoltà da superare (ex come sono state costruite le nostre città; città 30; piste ciclabili…).
Convertirsi ad un modello di economia e sviluppo sostenibile è lungimirante, ma ci si scontra con gli effetti impattanti sul breve periodo come possono esserlo il convertire alcuni tipi di industrie climalteranti, i percorsi di reintegrazione dei lavoratori, il ripensare ai modelli di lavoro all’interno della società.
Il settore alimentare è ugualmente responsabile di alte emissioni climalteranti, il modello attuale pensa molto allo sfruttamento delle risorse senza pensare agli impatti (vedi gli allevamenti intensivi).
Stili di vita più sani implicano dei sacrifici.
Se vuoi vivere sostenibile devi pagare di più e questo tante persone in diversi Paesi del mondo non se lo possono permettere.
Chi è povero è più vulnerabile nel poter resistere contro i cambiamenti climatici e questo comporterà un aumentare delle migrazioni climatiche.
C’è bisogno di giustizia climatica e dal punto di vista ambientale. Questa transizione non la devono pagare le persone più povere. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità aiutando le persone più fragili e agendo con fermezza.
Questi cambiamenti devo avvenire tramite la politica, ma ogni cittadino può e deve fare la propria parte.
Noi volontari possiamo permetterci di attuare delle politiche interne nostre basate sulla solidarietà pensando ad una tipologia diversa di società e iniziando ad applicarla nelle nostre associazioni su tutte le tematiche che ci stanno a cuore, ognuno con la propria modalità.
Come diciamo a Legambiente è necessario “Pensare globale e agire locale“.
CANZIO DUSI
É Digital Transformation Manager e si occupa fra l’altro di introdurre in azienda strumenti di intelligenza artificiale generativa. È autore con Gianluigi Bonanomi di “Uomini che amano i chatbot”, pubblicato nel 2023 per la casa editrice Ledizioni.
Abbiamo una preoccupazione nella “bolla” dell’Intelligenza Artificiale: sentiamo enormemente la mancanza di cultura e competenza umanistica.
Ovviamente abbiamo bisogno di competenze tecniche, ma se riduciamo il mondo all’iper-tecnicismo pensando che tutto risponda al paradigma causa-effetto questo è estremamente pericoloso.
Non dobbiamo solo chiederci come facciamo funzionare una data applicazione, ma che conseguenze ne avrà l’uso, anche in Paesi diversi dal nostro.
Per avere l’allenamento a farci queste domande serve competenza umanistica, capire come il pensiero si è declinato…
É necessario inserire l’etica nel progetto, conoscere le regole etiche tali per cui l’applicazione venga utilizzata per quello che voglio io e mitigare il rischio che venga utilizzata per altri scopi.
A noi piace leggere nei curriculum dei ragazzi che fanno volontariato.
Oggi abbiamo applicazioni che ci permettono di riconoscere i primi sintomi di disagi psicologici col riconoscimento facciale: un’applicazione esprime i miei sentimenti senza il filtro della mia volontà.
Dobbiamo essere capaci di mettere l’uomo al centro non solo di chi progetta, ma anche di chi esercita la leadership nelle aziende, nelle associazioni, in politica…
Questi strumenti possono migliorare la qualità della vita, espandere le capacità delle persone con disabilità, diminuire la forbice tra ricchi e poveri… Dobbiamo riuscire ad utilizzare le applicazioni per aiutare le persone.
Noi possiamo sviluppare applicazioni facili da usare per chi non ha confidenza con la tecnologia.
Se vogliamo possiamo cambiare il mondo in meglio con l’intelligenza artificiale, ma è l’uomo che deve volerlo.
Al crescere della capacità delle applicazioni di sostituire l’essere umano c’è un solco che dividerà sempre l’uomo dalle macchine.
Nella frenesia della vita e delle attività delle associazioni, compresa la nostra, non è scontato ritagliarsi dei momenti di riflessione, scambio e approfondimento. Come ha sottolineato Nicola Basile nel suo intervento accelerare (ritmi, servizi, attività) non significa per forza crescere, è importante trovare il modo di rallentare per riflettere collettivamente sul senso di quello che stiamo facendo. Come uscito nel mio gruppo di lavoro occasioni come questa inoltre sono preziose per rinsaldare legami e relazioni, che sono alla base del nostro lavoro e fondamentali per riconoscerci come Comunità.
I GRUPPI DI LAVORO
Nel pomeriggio i volontari e le volontarie hanno lavorato con gli operatori e le operatrici del CSV e del Servizio Civile Universale Digitale suddivisi in 4 gruppi:
- Gruppo Diritti: riconosciamo l’orizzonte dei diritti
Per un volontariato adeguato alle sfide del tempo «fare bene insieme» non è semplicemente fare il bene, ma creare nei territori condizioni in cui i diritti siano tutelati in quanto risorse che una società civile mette a disposizione delle persone per progettare la propria vita, non sentirsi in balia degli
imprevisti dell’esistenza, avere fiducia che non saranno abbandonati al loro destino (Manifesto CSV). - Gruppo Sostenibilità: volontariato come strumento di sostenibilità
Il volontariato è uno strumento capace di influenzare i processi di cambiamento della società in cui viviamo attraverso pratiche virtuose di cittadinanza attiva. I volontari sono il cuore pulsante delle nostre città: mettono a disposizione tempo, competenze e passione per prendersi cura del proprio territorio e costruire un nuovo modello di sviluppo, più equo e sostenibile (Legambiente). - Gruppo Benessere: la salute intesa come benessere
Per affrontare la salute nella comunità occorrono idee e risposte innovative. Alleanze e collaborazioni contribuiscono a coinvolgere persone ed organizzazioni verso obiettivi comuni ed azioni congiunte per il miglioramento della salute delle popolazioni. Ogni settore della società civile e dell’impresa privata ha ruoli e responsabilità proprie (WHO 2005, Bangkok). - Gruppo Tecnologia: una risorsa per il volontariato
La tecnologia ha rivoluzionato il modo in cui ci relazioniamo con il mondo. Essa può diventare un grande alleato per l’inclusione sociale delle persone più fragili e nella creazione di reti sociali dove scambiarsi esperienze ed emozioni, ma occorre garantirne l’accessibilità universale. La tecnologia dev’essere uno strumento per costruire una comunità più inclusiva ed equa (EUROPEAN AGENCY for Special Needs and Inclusive Education).