IN SILENZIO URLIAMO LA PACE – Ogni sabato a Sondrio
Sabato 15 marzo, come da 49 settimane a questa parte, le DONNE PER LA PACE saranno a Sondrio, in piazza Garibaldi, dalle ore 11:00, per un sit-in silenzioso che chiede il CESSATE IL FUOCO a Gaza, in Ucraina e ovunque ci sia la guerra.
Di seguito il loro appello.
Sabato 15 marzo noi DONNE PER LA PACE ci ritroveremo per il 49esimo sabato in piazza Garibaldi per testimoniare il nostro NO ALLA GUERRA. Dall’8 marzo 2024 cerchiamo di dare voce, sul nostro territorio, al disperato bisogno di milioni di persone, travolte dalla guerra, di un duraturo CESSATE IL FUOCO.
Anche se, passando davanti ai nostri cartelli, qualcuno si gira dall’altra parte o scuote la testa e pensa che stiamo perdendo tempo, noi continueremo a manifestare, perché sappiamo che la guerra è un crimine contro l’umanità e non possiamo accettare di normalizzare il ricorso alle armi come l’unico inevitabile strumento per regolare le controversie internazionali.Non possiamo nemmeno chiudere gli occhi di fronte al fatto che, come evidenziato nell’ultima riunione degli Stati aderenti al Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), la continua dipendenza dalle armi nucleari da parte di alcuni Stati nei loro concetti, dottrine e politiche militari e di sicurezza mina la sicurezza globale.
Nel dire NO ALLA GUERRA non intendiamo pertanto esprimere solo la nostra vicinanza alle popolazioni martoriate dalle numerose guerre in corso in tutto il mondo, ma vogliamo anche richiamare l’attenzione sulla necessità di tutelare dal rischio atomico il futuro delle generazioni più giovani.
Le armi nucleari sono già state usate una volta nella storia con effetti drammatici e per questo riteniamo assai pericolosa anche la proposta avanzata da alcuni capi di Stato e di governo di fornire all’Unione Europea un ombrello nucleare franco-britannico.Altrettanto grave ci sembra la decisione del Parlamento Europeo di approvare il piano di riarmo “ReArm Europe” impegnando circa 800 miliardi di euro, una larga parte dei quali potrebbe essere utilizzata invece per affrontare le grandi sfide socio economiche del presente.
Noi crediamo in un’Europa impegnata a promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli. Nessuno è così ingenuo da credere che per conseguire questi valori, non sia necessario affrontare anche il tema di una difesa comune. La difesa comune dell’Europa non si costruisce però con una corsa insensata al riarmo sull’onda delle sortite di Trump e di Musk, dipingendo scenari apocalittici e agitando la minaccia dell’aggressione russa. L’invasione russa dell’Ucraina ha fatto certamente emergere tutta la debolezza dell’Unione Europea, non solo sul piano militare, ma anche e soprattutto su quello politico, dove l’UE ha dimostrato una sconfortante incapacità di leggere e confrontarsi con la complessità della situazione in Ucraina già a partire dal 2014 e di condure un’efficace azione di mediazione e negoziazione dopo l’aggressione di Putin. Questo però non vuol dire che l’Europa è morta. È agonizzante è vero, ma ha al suo interno le forze per reagire.Sabato 15 marzo migliaia di persone scenderanno in piazza a Roma per chiedere un’Europa unita e solidale. Unità e solidarietà, valori universali su cui è facile concordare. Più difficile è invece provare a declinarli in scelte concrete che l’Europa dovrebbe o non dovrebbe fare.
Noi siamo convinte che oggi, subito, abbiamo bisogno non di 800 miliardi di armi, ma di un’Europa di pace, di un ‘Unione Europea che torni ad essere il modello di welfare e accoglienza di un tempo. Utopia? Forse, ma non è altrettanto utopistico pensare che il problema della sicurezza europea si possa risolvere affidandosi esclusivamente alle armi? Tre anni di guerra in Ucraina non ci hanno insegnato nulla?È con questo spirito che saremo in piazza anche sabato 15 marzo.
Come tutto è iniziato
Questa iniziativa è nata dal disagio e dalla necessità di fare qualcosa rispetto alla situazione emotivamente destabilizzante della guerra. Avendo ben presenti i conflitti bellici in atto in luoghi diversi del mondo, ci siamo soffermate in particolare su quanto sta accadendo in Palestina e in Ucraina, pur essendo scenari molto diversi tra loro, perchè hanno riportato la guerra nel nostro contesto quotidiano. Sbagliavamo nel ritenere che non ci saremmo più ritrovate, dopo la Guerra Fredda e la fine della Seconda Guerra Mondiale, a vedere un conflitto così da vicino.
La sofferenza ci ha indotto a guardarci in faccia e a chiederci cosa potevamo fare.
A ottobre 2023 abbiamo organizzato una raccolta fondi destinata alla Mezzaluna Rossa Palestinese, organizzazione umanitaria del Movimento internazionale della Croce Rossa.
Abbiamo poi lavorato per organizzare qualcosa nella data dell’8 marzo 2024 e da lì abbiamo deciso di chiamarci Donne per la Pace. Ci siamo poste il problema di dare uno spazio alle voci delle donne in queste situazioni di guerra. L’8 marzo ci siamo ritrovati in una settantina di persone, sia donne che uomini.
Abbiamo poi deciso di proseguire questa nostra azione dandoci appuntamento tutti i sabati per un sit-in silenzioso.
Il nostro slogan è scritto e indossato. Abbiamo disegnato le singole lettere che compongono la scritta CESSATE IL FUOCO e, a turno, 14 di noi, le portano.
Dopo tanti discorsi, stiamo ferme e in silenzio. È tutto già scritto e non mette in difficoltà chi non se la sente di parlare, argomentare, affrontare discussioni interminabili.
Ad oggi nel nostro gruppo siamo 24 Donne per la Pace, ma ogni sabato chi vuole si può aggiungere e può portare un proprio cartello. Alcune persone lo hanno fatto.
È il nostro modo di metterci la faccia, di esserci e fare quello che possiamo, individualmente e insieme.
Il nostro obiettivo è quello di non normalizzare le guerre, di non rimuoverle.
Le persone sensibili a questo tema hanno necessità di trovare un abito con cui esprimersi per non anestetizzarsi. Noi glielo offriamo.
A chi ci dice “ma tanto a cosa serve?” noi rispondiamo “a te interessa venire?”. Crediamo che essere in piazza con altre persone possa cambiare prima di tutto noi stesse. Il momento della piazza è un tentativo di vedersi fuori e di allargare il discorso trovandosi in un gruppo per confrontarsi e fare delle proposte.
Tra le idee che sono sorte c’è quella per esempio di coinvolgere Banca Etica e di affrontare il discorso delle banche armate e della proposta del Governo di modificare la legge numero 185 che dal 1990 regolamenta le esportazioni italiane di armamenti. In questo modo i cittadini potranno informarsi.
Perché, come donne, abbiamo scelto uno slogan – così semplice e allo stesso tempo complesso – come CESSATE IL FUOCO?
Perché vale sempre e comunque. È universale. Ed è da lì che riparti.
Se non si smette di combattere si combatterà per sempre.
Al giorno d’oggi si discute sempre su chi abbia torto e chi abbia ragione. Siamo stanche di stare in questa logica che non funziona. Non è così che si risolvono i problemi.
Le donne sono quelle che pagano il prezzo maggiore della guerra, sia direttamente che indirettamente.
Il nostro è un appello a tutta la comunità e la società civile.
Con le associazioni di cui facciamo parte organizziamo altre iniziative di sensibilizzazione.
Come DONNE PER LA PACE sentiamo il bisogno di testimoniare il nostro punto di vista di donne e cittadine, vogliamo portare il nostro messaggio di denuncia e anche la nostra ansia, la paura, il rifiuto e la difficoltà che proviamo nel comprendere e accettare quello che sta succedendo.
Come donne sentiamo il bisogno di dire che ci sono urgenze che vanno ribadite.
Invitiamo tutte e tutti ad essere presenti, a non dimenticare, a non rinunciare a testimoniare che c’è bisogno di un immediato CESSATE IL FUOCO.
Ci sono stati dei momenti in cui la Storia ha fatto dei passi avanti perché sono stati fissati dei paletti da cui si è deciso che non si poteva prescindere. Questi punti fermi hanno permesso all’umanità di fare dei grandi passi in avanti.
Oggi il CESSATE IL FUOCO è per noi uno di questi paletti fondamentali.
Nel ’69 manifestavamo affermando “Fuori la guerra dalla storia” ed eravamo tutti d’accordo, non dovevamo difendere questa nostra posizione.
Oggi non è così. Dobbiamo tornare all’essenziale per uscire da questa logica di distruzione di non senso.
Partiamo da questo. CESSIAMO IL FUOCO.