I diritti umani al centro della Rassegna non rassegnata
Il 10 dicembre 1948 48 Nazioni nel mondo hanno firmato la Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU.
“Diritto è ciò che è dovuto a una persona umana in quanto tale. Universali i diritti, cioè di tutti, senza distinzione di alcun genere, altrimenti si tratta di privilegi – spiega Luigi Fioravanti, coordinatore del Centro di documentazione Rigoberta Menchù – sono passati millenni prima che questi diritti fossero concepiti, enunciati, proclamati. La Dichiarazione universale dei diritti umani è quanto di più alto e di più nobile l’umanità abbia prodotto. Un bene irrinunciabile e imprescindibile se non si vuole tornare nella barbarie. Perché siamo barbari ogniqualvolta non riconosciamo l’umanità dell’altro, come affermava Tzvetan Todorov, e quindi che tutti gli uomini sono uguali in dignità e diritti, come recita l’art. 1. della Dichiarazione. Ogni diritto è nel contempo anche un dovere: di rispettare quel diritto e impegnarsi perché sia attuato. Dovere delle singole persone come delle istituzioni: senza questo impegno ogni celebrazione o festa è pura ipocrisia. I diritti umani sono disattesi e violati ovunque nel mondo, nel nostro stesso Paese, nel nostro stesso fare quotidiano: non per questo, anzi proprio per questo non si deve smettere di proclamarli, affermarli, difenderli“.
Vittorio Arrigoni, che della difesa dei diritti umani aveva fatto una ragione di vita, e che per amore di essi è morto, come testimonia sua madre Egidia Beretta, ripeteva sempre “Restiamo umani”, frase densa di significati, primo dei quali quello di credere nei diritti umani, difenderli, praticarli.
“Le grandi ingiustizie, i grandi delitti hanno bisogno di grandi ed estese complicità; e la maggiore di queste complicità è l’indifferenza, quell’indifferenza dei buoni che Martin Luther King temeva più della cattiveria dei cattivi – conclude Fioravanti – con la scusa che possiamo fare poco noi non facciamo niente, ma questo è un inganno che facciamo alla nostra coscienza. Ci sono tanti luoghi e modi per fare qualcosa a difesa dei diritti umani: in Amnesty o in Emergency o nella Caritas o in tanti altri gruppi o associazioni“.
Quello dei diritti umani è uno dei temi al centro delle Rassegne non rassegnate del Centro di Documentazione Rigoberta Menchù dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2018.
Luigi Fioravanti ci presenta anche notizie – tratte da Il Manifesto, Nena news, Avvenire, Nigrizia, Adista, Internazionale, la Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa – che permettono un approfondimento su Paesi come Yemen, Brasile, Palestina, Siria, Eritrea, Birmania, Arabia Saudita, Turchia.
Tra gli argomenti trattati: fascismo e antifascismo; sicurezza e paura; cambiamento climatico, consumo di plastica, spreco di beni alimentari; il Nobel per la Pace 2018 alla yazida NadiaMurad e al medico congolese Denis Mukwege; caporalato; bombe e missili nucleari, pericolo atomico; Riace e Mimmo Lucano; Ires al Volontariato come bene di lusso; un dialogo tra padre David Maria Turoldo e padre Camillo De Piaz sul tema “Salviamo il Natale”.
Segnaliamo anche il Dossier Statistico Immigrazione 2018 realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in partenariato con il Centro Studi Confronti, con la collaborazione dell’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e con il sostegno economico del Fondo Otto per mille della Chiesa Valdese e dell’Unione delle Chiede Metodiste e Valdesi.
Bastano pochi dei dati contenuti nel dossier per confermare che l’Italia è rimasta intrappolata in una falsa narrazione di questo tema. Stando a un sondaggio del 2018 condotto dall’Istituto Cattaneo, gli italiani sono infatti il popolo con la percezione del fenomeno migratorio più lontana dalla realtà dei fatti. «L’Italia – si legge in proposito nel rapporto – non è né il Paese con il numero più alto di immigrati né quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Con circa 5 milioni di residenti stranieri, viene dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre supera di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4 milioni)».
La maggioranza degli italiani crede, inoltre, che gli sbarchi sulle nostre coste continuino ad aumentare, e invece nel 2018 sono diminuiti dell’87,4% secondo i dati del ministero dell’interno, mentre a lievitare sono stati i morti nel Mediterraneo. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni tra gennaio e settembre 2018 sono stati 1.728, di cui 3 su 4 nella sola rotta tra Italia e Libia. Una strage quotidiana che ha tra le sue cause anche l’accordo per il contrasto dell’immigrazione illegale, stretto tra Roma e Tripoli nel febbraio del 2017 e tradottosi in un massiccio piano di respingimenti verso la Libia.
E, ancora, gli italiani pensano che gli immigrati nel nostro paese siano musulmani, e invece si tratta per la maggior parte (oltre il 50%) di cristiani.
La rassegna escate (ultima) del 2018
Foto: Amnesty International